WEEK END A PRAGA
LA CITTA’ DALLE CENTO GUGLIE
Zainetto leggero, un bacio ai miciotti e siamo pronti per partire.
Lasciamo l’auto al “king parking” e veniamo accompagnati con la navetta all’aeroporto di Malpensa. Destinazione: Praga.
Capitale della Repubblica Ceca, soprannominata “La Città dalle cento guglie”, oggi Praga è blindata per il passaggio della maratona. Trovare un taxi non è facile così optiamo per i mezzi pubblici e con 310 corone (12 euro circa) prendiamo un biglietto unico che vale per 72 ore!
Scendiamo alla fermata sbagliata ma con una bella passeggiata arriviamo all’Hotel Aaron situato in una posizione ottimale per muoversi con la metropolitana perché la stazione è proprio a due passi… se non sbagli fermata!
Una particolarità della metro ci lascia un pochino confusi: noi abbiamo fatto il biglietto, che abbiamo timbrato al primo ingresso, ma nelle stazioni non ci sono i passaggi chiusi alle obliteratrici né un controllore, la gente entra ed esce tranquillamente senza timbrare niente. Evidentemente Praga è una città che si fida dei suoi cittadini o, più probabilmente, le multe sono così salate da disincentivare le persone a correre il rischio.
Oggi la città ci regala una bella giornata di sole e, per essere aprile, si sta decisamente bene. Dopo poche fermate raggiungiamo il centro e, passando sotto il Powder Gate o Torre delle Polveri, una torre antica che fungeva da accesso alla città e veniva utilizzata per conservare la polvere da sparo, arriviamo nella Piazza della Città Vecchia, circondata da splendide chiese barocche, edifici color pastello, un palazzo rococò e l’Orologio Astronomico, che sfortunatamente è coperto per la pulitura.
La piazza è gremita di gente e piena di casupole di legno in cui poter assaggiare le specialità locali e noi ne approfittiamo per provare il Trdelnik o manicotto di Boemia, una specie di cannolo gigante che io ho preso ripieno di nutella, e per bruciare le calorie camminiamo per le viuzze della città lasciandoci tentare dall’acquisto, tra i tanti prodotti dolciari e non a base di cannabis che si trovano nei vari bar e negozietti, di una micro-bottiglietta di vodka, che terremo come ricordo.
Affamati, decidiamo di cenare al “Charleston”, un ristorante molto particolare, arredato in stile asburgico, che offre buon cibo, un servizio impeccabile e un pianista che rende tutto molto romantico. Il vino però era piuttosto forte e mi ha messa ko. Dormirò come un angioletto.
Il giorno seguente, dopo una lauta colazione, ci dirigiamo verso il Castello, un enorme complesso di cui molti governanti, in passato, hanno fatto la loro dimora presidenziale.
Per raggiungerlo dobbiamo attraversare il Ponte Carlo che unisce la Città Vecchia dal quartiere Malà Strana, divisi dal fiume Moldava. La struttura è di una bellezza disarmante e il viavai è piuttosto intenso, forse anche perché sul ponte puoi trovare artisti di strada e venditore di souvenir.
Un giro al quartiere Malà Strana è d’obbligo, è piccolo ma molto caratteristico.
Per raggiungere il Castello si deve salire un po’ ma riusciamo ad arrivare in tempo per vedere il cambio della guardia a mezzogiorno in punto.
Ci sarà molto da vedere una volta entrati così preferiamo pranzare prima e, addentrandoci in una stradina laterale troviamo un piccolo ristorante dedicato al poeta e scrittore Rilke. Il posto è carino, il personale gentilissimo e il cibo… squisito! Per la prima volta ho assaggiato il gulasch, un gustoso spezzatino di carne accompagnato da gnocchi di pane meglio conosciuti come Knedliky, davvero buono.
Entrando nella zona del Castello rimango senza fiato davanti alla Cattedrale di S. Vito, imponente e bellissima sia dentro che fuori.
Adorabile è il vicoletto di casette colorate che nacquero come alloggi per gli arcieri del re e che divennero in seguito vere e proprie abitazioni. Attualmente alcune di queste sono visitabili mentre altre sono diventati piccoli negozietti. Un dettaglio particolare: nella casetta n. 22 visse Franz Kafka con la sorella.
In fondo al vicolo, dopo aver visitato una serie di stanze piene di armature di diverse fatture, finiamo in un’ala separata, nella parte sotterranea delle mura: la stanza delle torture, piena di marchingegni orribili che mettono i brividi!
Un giro per il Palazzo Rosemberg, il Palazzo Lobkowicz e ai giardini e il sole sta già andando a dormire.
Un ristorantino vicino all’albergo, il Carllino, ci sembra carino e tranquillo, il servizio non è granché, il cibo è mediocre ma siamo stanchi e affamati quindi va bene così.
Come ultimo giorno volevamo salire sulla funicolare di Petrin per raggiungere la vetta dell’omonima collina e visitare la torre panoramica, che riproduce, in dimensioni ridotte, la Tour Eiffel di Parigi. Scopriamo purtroppo con disappunto che è chiusa per manutenzione. L’alternativa sarebbe salire a piedi ma, zavorrati come siamo dopo aver lasciato l’albergo, rinunciamo ad una bella arrampicata.
Torniamo verso il centro e dopo una bella passeggiata pranziamo al “U Pivrnce Maiselova”, dove lui si butta su un mega hamburger con patate e cipolle e io mi rigodo un ottimo gulasch.
Prima di andare all’aeroporto per rientrare in Italia non potevamo non passare dalla Casa Danzante, un gioiello rivoluzionario di architettura e design, per un certo tempo ribattezzata “Ginger e Fred” perché ricorda molto un famoso passo dei due ballerini.
Praga è davvero una città meravigliosa, in qualunque punto ti trovi riesci sempre a godere della vista di qualcosa di particolare sia di giorno che di sera. Comoda da girare sia a piedi che con i mezzi pubblici ci ha accolto magnificamente e ci dispiace un po' doverla lasciare così presto.
Un piccolo consiglio:
Sebbene sia nella Comunità Europea (basta la carta d’identità per entrare), la Repubblica Ceca non ha adottato la moneta unica, quindi bisogna premurarsi di cambiare gli euro in Corona ceca, la moneta ufficiale. Anche se noi abbiamo pagato tendenzialmente con carta di credito e bancomat, per comodità, è bene avere anche un po’ di contante per le piccole cose o eventuali imprevisti.