DUE SETTIMANE IN VIAGGIO PER IL PERU’

DUE SETTIMANE IN VIAGGIO PER IL PERU’

Una vacanza backpacker tra splendide città, incredibili siti archeologici ed escursioni in montagna

Decidiamo di trascorrere due settimane di viaggio in Perù stilando un itinerario che sia il più variegato possibile, anche perché il Paese si presta a diversi tipi di esperienze.

Per raggiungere Lima, la capitale, da Milano Linate dobbiamo fare due scali, uno a Barcellona e uno a Madrid, e a causa di vari ritardi restiamo in ballo per quasi 20 ore!

La moneta locale del Perù è il Sol, e la lingua ufficiale è lo spagnolo ma negli altipiani meridionali e centrali si parla ancora l’antica lingua dell’impero Inca: il quechua.

IL NOSTRO ITINERARIO:

1Lago Llanganuco e Yungay

2-Rovine Wilcahuain

3Lago Churup

Lima, la capitale

Arrivati a Lima optiamo per un ostello in zona Miraflores. Non è in centro ma si trova a sud della capitale e ti offre una bellissima vista sull’oceano. Passeggiando lungo il viale Malecòn si possono visitare diversi parchi, tra cui il Parque del Amor, dedicato agli innamorati, dove si possono ammirare diverse opere d’arte a tema, tra cui la scultura “Il bacio” dell’artista peruviano Victor Delfín.

Per visitare la città prendiamo un taxi, ma il traffico è davvero intenso, peggio che all’ora di punta a Milano! Bellissimo il centro storico con la sua Plaza de Armas su cui si affacciano la Cattedrale, il Palazzo del Governo, il Palazzo Arzobispal e il Palazzo Municipal e al cui centro si trova una grande fontana di bronzo.

La città è davvero caotica ma non rinunciamo a fare una capatina al Mercato dell’Artigianato, vicino alla piazza centrale, dove si possono trovare tanti oggetti e accessori realizzati e venduti dai locali.

Pisco e le Isole Ballestas

Dopo una cena leggera e una notte di ristoro prendiamo un autobus dal centro di Lima per raggiungere la nostra prossima meta: Pisco.

Grazie alla guida Lonley Planet troviamo una stanza all’Hostal Belen, e dopo aver lasciato gli zaini pranziamo in un localino poco distante. Girovaghiamo per la città che dà il nome al liquore nazionale peruviano, Il Pisco, un’acquavite ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato, e ci organizziamo per il tour alle Isole Ballestas per domani mattina.

Partiamo intorno alle sette di mattina per raggiungere Paracas da dove prendiamo un motoscafo che ci conduce alle isole. Si tratta di isolotti e faraglioni nell’oceano Pacifico che formano l’arcipelago delle Chicha, soprannominate le isole del guano perché sorvolate da un incredibile quantità di uccelli che vi depositano i loro escrementi, guano che viene raccolto ed esportato in vari Paesi, tra cui l’Italia, come fertilizzante.

Oltre agli uccelli si possono ammirare i leoni marini, che senza timore si avvicinano all’imbarcazione o se ne stanno spaparanzati sugli scogli, pinguini e pellicani.

Una delle cose che ci attira è una specie di enorme geroglifico che forma una specie di “Candelabro a tre braccia”. Cerchiamo di informarci sul suo significato ma pare che le ipotesi siano più di una: delle linee come quelle di Nazca, un cactus, pianta sacra in questa zona, la costellazione della croce del sud o una sorta di faro per i naviganti… Chissà…

La gita in barca ci ha fatto venire fame così ci fermiamo a pranzo in un ristorantino vista oceano e dopo visitiamo la Cattedrale, una formazione rocciosa creatasi grazie all’erosione dell’acqua.

Girovaghiamo fino al tardo pomeriggio poi prenotiamo un autobus della compagnia Ormeño optando per una tappa notturna per proseguire il nostro viaggio.

Arequipa, la città bianca del Perù

Arriviamo ad Arequipa verso le sei del mattino, siamo a poco più di 2000 m.s.l.m, il viaggio è stato lungo e non comodissimo ma ci permette di recuperare un giorno. Dal Terminal Terrestre prendiamo un taxi che per tre sol ci porta in centro.

Troviamo una stanza all’Hostal Sant Augustin,  di fronte alla chiesa omonima. Riposiamo un paio d’ore e facciamo un’abbondante colazione prima di iniziare a visitare la città.

Arequipa viene anche definita “la città bianca”, per via del colore della pietra con cui sono stati costruiti gli edifici nel centro storico. Si trova ai piedi del vulcano El Misti (5.822 m s.l.m.), la cui ultima eruzione è stata nel 1985, che incombe sulla città imponente e affascinante con la sua cima innevata.

Visitiamo il Monastero di Santa Catalina, una vera cittadella all’interno della città. Fu fondato nel 1579 e pare che un tempo le secondo genite delle famiglie altolocate fossero obbligate a rinchiudervisi. Arrivarono a circa 500 suore, numero non da poco se si pensa che attualmente, l’unica parte ancora adibita a convento include solo una trentina di ecclesiaste. La maggior parte dell’area è visitabile dai turisti: una specie di labirinto di stanze che convergono in altre stanze, tra dormitori, cucine, chiostri, piccole piazze e persino un bel giardino, ancora molto curato.

Proseguiamo con la Cattedrale che domina la piazza principale, Plaza de Armas, che pare essere perseguitata dalla sfortuna, e tra incendi e terremoti ha subito molti danni e tante ricostruzioni.

Ceniamo in uno dei tanti localini del centro e andiamo a letto presto, dobbiamo recuperare un po’ di energia per continuare il nostro viaggio.

Puno, sul lago Titicaca

Partiamo al mattino presto e arriviamo a Puno nel primo pomeriggio. La giornata è stupenda, il cielo è limpido ma fa un freddo barbino, siamo a 3800 metri s.l.m.!!

Per fortuna, arrivando da Arequipa abbiamo avuto modo di acclimatarci un po’ e sentire meno il mal d’altura, anche se siamo comunque abbastanza frastornati. Per fortuna abbiamo con noi una piccola farmacia anche se i locali ci hanno consigliato di contrastarlo masticando le foglie di coca. Proviamo la tisana ma le pastiglie funzionano meglio.

Troviamo una stanza all’hotel Monterrey , vicino alla piazza principale e riusciamo a pranzare in uno dei ristoranti vicino alla piazza.

Girovaghiamo per la città caotica e trafficata e cerchiamo di capire come visitare l’Isola Amantani, una minuscola isola dove gli autoctoni vivono senza elettricità né gas e senza acqua corrente e dove è possibile trascorrere una notte in una delle loro abitazioni spartane.

Ad un certo punto però incrociamo un venditore di oggetti fatti a mano con cui iniziamo a chiacchierare e ci rivela che domani partirà perché pare che sia stato indetto uno sciopero dei mezzi pubblici nella zona e che si rischia di rimanere bloccati nella città per qualche giorno.

Poiché i luoghi da visitare sono tanti e i giorni pochi, un po’ dispiaciuti rinunciamo ad Amantani e prenotiamo il biglietto per Cuzco per il giorno seguente.

Col senno di poi ci rendiamo conto di essere stati fortunati perché lo sciopero si è protratto per diversi giorni.

Cusco e la festa degli Inty Raymi

Arriviamo a Cusco (3390 m. s.l.m.) dopo sei ore e mezza di viaggio e, poiché domani ci sarà la festa degli Inty Raymi (la festa del Sole), non è facile trovare un posto dove alloggiare. Fortunatamente, dopo tanto girovagare riusciamo a trovare una stanza all’Hostal Suecia I .

La città di Cusco, soprannominata dagli Inca “l’ombelico dell’universo”, fu la capitale storica dell’Impero Inca dal XIII secolo fino alla conquista spagnola del XVI secolo.

Iniziamo a visitarla partendo dall’immensa Plaza de Armas, che stanno allestendo per la festa e dove molti ragazzi, indossando abiti tradizionali, provano delle coreografie.

Nella piazza svetta la Cattedrale, o Basilica Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, che sorge sul vecchio tempio conosciuto col nome di Kiswarkancha ed è stata costruita con blocchi di pietra sottratti dal vicino sito inca di Sacsaywamán.  

Poco distante sorge la Chiesa della Compagnia di Gesù, eretta sulle fondamenta del Palazzo di Càpac, l’ultimo sovrano inca a regnare su un impero unito prima della conquista spagnola.

La piazza è piena di locali, ristoranti e agenzie che organizzano viaggi nei dintorni della città. Noi ne approfittiamo per capire come raggiungere Machu Picchu e prenotiamo il treno, l’autobus e l’albergo ad Aguacaliente, oltre al tour in alcuni siti intorno alla città.

Visitiamo il Museo Inka, che una volta era una delle case coloniali più belle della città, dove ammiriamo quello che resta della storia di un popolo che una volta abitava indisturbato queste terre, prima della conquista spagnola.

Ceniamo in un dei tanti localini del centro e andiamo a letto presto. Ci sentiamo un po’ spossati.

La festa degli Inty Raymi

Oggi, 24 giugno, il cielo sembra non promettere niente di buono, le nuvole incombono sulla città abbassando di parecchio la temperatura (per fortuna abbiamo con noi le giacche a vento da montagna), ma la città è in festa e i colori e l’allegria riempiono le strade di Cusco.

Dopo esserci goduti una mattinata di relax e pranzato in un piccolo locale vicino all’albergo, iniziamo la salita al sito archeologico di Sacsaywamán, dove si terrà la festa del Sole. Arriviamo in una mezz’oretta e l’area è gremita di gente! Ci sono anche molti venditori di vari oggetti artigianali e il profumo del cibo invade completamente le nostre narici, mentre il sole, dopo aver fatto capolino fra le nuvole, ora scalda come il fuoco.

Ci inerpichiamo su una delle collinette che si affacciano sulla spianata del sito, nel mentre entrano in scena alcuni gruppi di persone, con vestiti tradizionali, che rappresentano gli abitanti delle quattro nazioni e che si alternano nel portare l'”Inca” sulla sua lettiga. La rappresentazione dura un bel po’ e noi, ovviamente, non capiamo tutto ciò che accade. Al termine, affamati, mangiamo qualcosa da uno dei tanti venditori di cibo fast food locale.

Tornati in città la piazza è sempre più vivace e caotica e noi, un po’ provati, ci ritiriamo in albergo per prepararci alla nostra prossima escursione.

Pisaq, Ollantaytambo e Chinchero

Ci vengono a prendere con l’autobus alle 8,30 a Plaza de Armas, prima sosta: Pisaq.

Viene considerata la “porta d’ingresso” alla Valle Sacra ed è il primo paese che si incontra scendendo da Cusco, a circa 30 km. Prima di raggiungere il sito facciamo una sosta al mercato dove i locali vendono prodotti tipici e artigianali.

Il Parco Archeologico di Pisaq è arroccato sulla montagna, in una posizione dominante rispetto la valle, circondato da terreni terrazzati è formato da veri e propri quartieri distinti e da un centro cerimoniale completo, conosciuto come Intihuatana, oltre ad un cimitero preispanico, il “Tankanamarka”.

Proseguiamo il viaggio fino ad Ollantaytambo, una fortezza Inka, lungo le cui stradine strette raggiungiamo la cima, al tempio, da dove la vista è mozzafiato.

Ai piedi di questa fortezza si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno che porta ad Aguas Calientes, ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu.

Arriviamo a Chinchero che è già buio ma l’atmosfera è molto suggestiva. Visitiamo la chiesa, che risale al 1600, e ne apprezziamo gli affreschi e i dipinti, davvero molto ben conservati.

Quando usciamo dalla chiesa il cielo è limpido, la luna è quasi piena e si possono vedere bene sia Marte che la Croce del Sud. E con il cielo stellato torniamo a Cusco dove ceniamo con una pessima pizza e andiamo a dormire presto perché domani mattina la sveglia suonerà presto per proseguire il nostro viaggio.

 Aguas Calientes e Machu Picchu

Questa mattina prepariamo due piccoli zaini e lasciamo quelli grandi in custodia all’albergo dove torneremo dopo la visita al sito archeologico.

Partiamo con l’autobus per Urubamba dove prendiamo un taxi per raggiungere Ollantaytambo da dove prendiamo il treno per Aguas Calientes, un villaggio peruviano nella provincia di Urubamba e luogo di partenza per raggiungere il sito più famoso del Perù: Machu Picchu.

Prenotiamo all’Hospedaje las Bromelias, un piccolo B&B situato nella piazza vicina alla stazione. Tra le varie soste durante il lungo viaggio, siamo giunti a sera e dopo una cena leggera in uno dei locali della cittadina andiamo a nanna presto perché domani la sveglia è alle cinque e mezza!

Nottata difficile, forse un po’ di stanchezza o i vari sbalzi di altitudine, fatto sta che oggi siamo messi malino, ma ovviamente non rinunciamo alla visita del sito.

Machu Picchu

Dopo una lauta colazione, alle sette prendiamo l’autobus che ci accompagna all’inizio del percorso.

Iniziamo con la salita alla “Porta del Sole”, l’Intipunku, (un’ora circa) che era la porta principale d’ingresso della città nell’era Inca e da dove possiamo ammirare l’intera estensione del sito dall’alto solo dopo una mezz’oretta, quando la fitta nebbia che circonda l’area inizia a diradarsi. Dalla parte opposta si alza imponente la montagna Huayna Picchu, parte della Cordillera Vilcabamba, mentre in basso scorre il fiume Urubamba.

Per salire sugli stretti gradini e gradoni del Huayna Picchu iniziamo a masticare foglie di coca perché la testa inizia a fare male e il fiato comincia a mancare, ma ne vale la pena perché la vista da quel punto molto esposto è meravigliosa.  A farci compagnia c’è un piccolo falco, per niente spaventato dai tanti turisti che si alternano in cima e che molto generosamente si fa fotografare in cambio di cibo. La parte più difficile però è la discesa…povere le mie ginocchia!

Dopo una piccola sosta pranzo ci lanciamo alla scoperta della città Inca.

L’area è divisa in due zone, quella agricola, dove vi sono delle terrazze per la coltivazione, e quella urbana. Le due parti sono separate da un muro, un fosso e una scalinata.

Girare per i vari templi, la residenza reale, la piazza sacra, salendo e scendendo i gradini di quelle antiche mura appartenute ad una civiltà oramai perduta è tutto incredibilmente emozionante, ed io mi sento molto fortunata per poter provare questa sensazione.

Quando torniamo ad Aguas Calientes è oramai sera e dopo una cena frugale andiamo a dormire qualche ora perché alle cinque ci aspetta la sveglia.

Da Lima a Huaraz

Dopo il tragitto a ritroso fino a Cusco ci attende un volo interno per Lima (152m. s.l.m.) dove arriviamo stremati, un po’ per il terribile volo un po’ per gli sbalzi di altitudine, e decidiamo di trascorrere un giorno di riposo per riprenderci.

Il giorno seguente ripartiamo all’alba con l’autobus della Cruz del Sur (8h e mezzo) per Huaraz (circa 3000 m. s.l.m.) e il mal di testa torna a farsi sentire.

La città si trova sull’altopiano Callejón de Huaylas ai piedi della Cordillera Blanca, a poca distanza dal monte Huascarán, la cima più alta del Perù, ed è il punto di partenza ideale per le escursioni in montagna. La vista intorno con le montagne innevate è spettacolare e trascorriamo il giorno di assestamento all’altitudine girovagando per la bella cittadina. Nel mentre ci fermiamo in una delle tante agenzie per prenotare il nostro primo tour.

Lago Llanganuco e Yungay

Percorrendo una strada sterrata raggiungiamo il lago Llanganuco che si trova ad 80km da Huaraz, alla base della Cordillera Blanca, tra il Monte Huascaran e il Monte Huandoy. La vista dei monti innevati su quell’acqua azzurra è incredibile!

Ma vi è una leggenda che gli antichi abitanti della zona tramandano:

La leggenda narra che nel regno delle Ande vivevano il dio Sole Inti e la sua bellissima figlia Haundoy. Il padre voleva darla in sposa ad un altro dio ma nel cuore della valle viveva un principe mortale, di nome Huascarán di cui Houndoy si innamorò perdutamente.

I due innamorati cercarono di tenere nascosto il loro amore ma quando il dio Sole li scoprì intimò alla figlia di non vedere più quell’uomo ma lei non lo ascoltò e i due amanti fuggirono. Pieno d’ira, quando il dio Inti li trovò punì la figlia e il giovane mortale trasformandoli in due montagne, una di fronte all’altra, in modo che si potessero vedere ma mai più toccare. Inti coprì le due montagne di nevi perenni per calmare la passione dei due giovani e mise una valle profonda tra le due vette per separarle per sempre.

Le lacrime dei due amanti fecero sciogliere, goccia a goccia la neve e si creò il lago Llanganuco. Secondo la leggenda quando le nevi si scioglieranno i due potranno ritrovarsi e stare insieme per l’eternità.

È incredibile come le storie alla Giulietta e Romeo si trovino a qualsiasi latitudine della Terra.

La città di Yungay

Una bella passeggiata e ci dirigiamo a Yungay, fermandoci a Caraz per pranzare.

La storia della città di Yungay è molto triste. Nel 1970 il terremoto di 7,5 gradi della scala Richter che colpì la costa nord del Perù ebbe ripercussioni anche nell’entroterra. Yungay si trovava proprio sotto l’Huascaran dalla cui cima si staccò una valanga di ghiaccio che portò con sé rocce e detriti fino a valle e in pochi minuti seppellì completamente un paese di 25.000 abitanti, tutt’ora quasi tutti sepolti in quel luogo dove nessuno vuole scavare e l’intera zona è considerata cimitero.

Non molto distante è nata la nuova Yungay, che attualmente conta circa 20.000 abitanti, sempre a rischio di alluvioni, terremoti e valanghe ma che non hanno la minima intenzione di lasciare la loro terra.

Quell’anno, il 1970, il terremoto causò la morte di circa 70.000 persone in Perù, un disastro immane.

Tornati a Huaraz ceniamo in un ristorante italiano molto carino, il Piccolo, la cucina non è male e ci riscaldiamo un po’, fuori fa un freddo cane.

Rovine Wilcahuain

A circa 7 km da Huaraz si trovano le rovine di Wilchuain, considerato uno dei siti archeologici più importanti della cultura Wari. Per raggiungerle prendiamo un combi, un autobus locale che dovrebbe portare fino a nove persone ma che, per la legge dell’ottimizzazione dello spazio, ne conteneva più di una ventina. Noi eravamo gli unici turisti e i locali parlavano solo quechua.

Giunti a destinazione per entrare nel sito paghiamo il biglietto ad un ragazzino mentre un suo amico ci accompagna e ci fa da cicerone in spagnolo.

Le rovine, in realtà, sono un sito modesto, rappresentate da una struttura a tre piani che veniva utilizzata come tempio religioso. Secondo la nostra piccola guida nel piano terra dormivano i bambini, o meglio lui dice i nipoti, nel primo piano venivano eseguiti i riti e nel terzo i sacrifici animali.

Dettagli particolari

Una particolarità della struttura è che è antisismica, costruita con blocchi di pietre grosse e piccole unite con una palta dura simile al cemento costituita da due tipi diversi di terra mischiata con del cactus. Pare che durante i terremoti, e in questa zona sembra ce ne sono parecchi, le pietre piccole si spostino assestandosi tra loro per non fare cadere i blocchi più grandi.

Un’altra particolarità è che ha delle porte davvero basse, pare per due motivi, il primo era il freddo, le piccole porte impedivano che ne entrasse troppo, il secondo è che per entrare dovevi letteralmente piegarti in due e questo ti metteva nella condizione di inchinarti davanti a chi si trovava all’interno in forma di rispetto sia alla persona che al luogo stesso.

Davanti a questa struttura vi è una tomba dove sono state ritrovate due mummie che ora si trovano al museo archeologico di Huaraz. A circa 800m si trovano altre due piccole strutture dove sembra che in una dormisse il guardiano e nell’altra conservassero gli alimenti.

Il sito era collegato alla città di Huaraz con un tunnel sotterraneo che però è crollato durante il terremoto del 1970.

Per tornare in città dovremmo riprendere il combi ma non se ne vedono così iniziamo a camminare nella speranza che qualcuno si fermi a darci un passaggio prima che i nuvoloni che ci sovrastano ci facciano una mega doccia. Siamo fortunati e dopo pochi chilometri troviamo un passaggio.

Cena leggera e a nanna presto, domani si risale

Lago Churup

Questa mattina di buon’ora prendiamo un combi per raggiungere Llupa, la cittadina da cui parte il sentiero per raggiungere il Lago Churup. La prima tappa è di circa un’ora e mezzo, o due a seconda di quanto si è abituati a camminare, e si raggiunge l’inizio della parte più dura in salita. Non è particolarmente difficile almeno fino al punto in cui ci si deve praticamente arrampicare, anche se ci si può aiutate grazie alla presenza di corde di ferro, però abbiamo notato che alcuni rinunciano.

Lo spettacolo del Nevaio Churup con alla base la laguna lascia senza parole! Siamo a 4450 m. s.l.m., nel Parco Nazionale Huascaràn, la giornata è limpida ma fa piuttosto freddino.

Pranzare al sacco con questa vista non ha prezzo, ma anche rimanere così, rilassati rendendoci conto della fortuna che abbiamo a poter vivere un momento come questo ci fa sentire grati con l’universo.

Dopo un’oretta decidiamo di rientrare. La discesa è un po’ più impegnativa della salita, bisogna fare molta attenzione perché cadere è un attimo e farsi male anche meno. Una volta arrivati a Llupa, però, non si vedono combi per il rientro, ma fortunatamente, anche questa volta, troviamo un passaggio con alcuni ragazzi che avevano affittato una jeep.

La sera purtroppo inizio a sentirmi uno straccio, forse avrei dovuto continuare a masticare foglie di coca. Domani si ritorna nella capitale.

Ritorno a Lima e rientro in Italia

Dopo una giornata di riposo, più che altro per rimettermi in sesto dopo una notte orribile, prendiamo l’autobus della Cruz del Sur notturno per rientrare a Lima. Nove ore di viaggio tutto sommato abbastanza serene.

Ci rilassiamo nella zona Miraflor in attesa di raggiungere l’aeroporto, abbiamo il volo per Madrid intorno alle otto di sera ma ci hanno informato che dobbiamo essere in aeroporto intorno alle cinque. In effetti i controlli per l’imbarco sono davvero lenti!

Arrivati a Madrid dobbiamo attendere sei ore per il volo che ci riporterà a Milano, avevamo pensato di uscire ma il tempo è molto lungo per restare in aeroporto e troppo corto per vedere qualcosa senza correre il rischio di rimanere a terra.

Sono state due settimane molto intense e devo ammettere che mi servirebbero un paio di giorni per riprendermi un attimo da questo tour de force, ma sono felice di aver potuto vedere, se non tutto, almeno buona parte di un territorio che ha davvero molto da offrire a chi vuole visitare siti archeologici, natura incontaminata, città tranquille e caotiche, cultura, storia e tanto di più.

Il costo del volo non è certo esiguo, e, per ammortizzare la spesa, tenendo conto che il costo della vita in loco è decisamente basso, secondo me, è meglio prendersi il giusto tempo.

È un Paese che mi rimarrà nel cuore e un’esperienza che mi ha fatto comprendere ancora di più quanto visitare e conoscere il mondo che ci circonda ci renda più consapevoli di quanto la diversità geografica, di cultura e di storia di ogni parte del globo ci arricchisca aprendoci il cuore e la mente.

Susanna Traveller

Amante dei viaggi, avida lettrice, scribacchina per piacere, Visual Merchandiser di professione, sono sempre in movimento nel lavoro, nella vita, con la mente e per passione. Sono decisamente una multipotenziale...

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