VIAGGIO IN MAROCCO: ESSAOUIRA, MARRAKECH E DINTORNI

VIAGGIO IN MAROCCO: ESSAOUIRA, MARRAKECH E DINTORNI

I colori del Marocco tra oceano e deserto

Negli anni passati musicisti e cantanti famosi, tra cui Jimi Hendrix, i Rolling Stones e Sting, erano assidui frequentatori di Essaouira, ecco perché abbiamo deciso di iniziare il nostro viaggio in Marocco da questa splendida città sull’oceano, per capire quale fosse il suo segreto. Vuoi sapere qual è?

Raggiungere Essaouira da Marrakech in taxi non è una buona idea.

Pomeriggio di un rovente agosto. Dopo tre ore e mezzo di volo (con il fuso orario ne abbiamo recuperata una) atterriamo all’aeroporto di Marrakech, ci aspettiamo di trovare il caos e invece il nulla. La struttura è immensa ma c’è davvero poca gente mentre i controlli sono tanti. Cerchiamo inutilmente di cambiare gli euro in dirham, la moneta ufficiale marocchina, ma non troviamo un cambio e le macchinette non funzionano.

Fuori dall’aeroporto veniamo accolti da uno spazio immenso dove non riusciamo a trovare indicazioni per prendere l’autobus così ci fermiamo a chiedere ai tassisti che ci propongono 70 euro per una corsa di 2 ore e mezza. Spaesati (avremmo dovuto informarci meglio!!) e schiacciati da un caldo infernale accettiamo la corsa e… ce ne pentiamo quasi subito. Il taxi deve essere degli anni Ottanta, con più di 400.000 km, probabilmente già azzerati e, cosa peggiore… era senza aria condizionata!! Durante il viaggio incontriamo diversi posti di blocco ma il nostro autista ha una guida davvero prudente, anche perché dubito che il mezzo possa reggere all’alta velocità. Il paesaggio è arido e di rado attraversiamo piccoli e vivaci gruppi di casupole con qualche negozietto che non si possono neanche definire paesi.

Arrivo ad Essaouira

Il fascino dell’Oceano Atlantico

Particolari della medina

Come divertirsi sulla spiaggia

I bastioni della medina

Marrakech la Città Rossa del Marocco

Ouarzazate e il sito di Ait Benhaddou

immagine di capre arrampicate sull'albero

Arrivo ad Essaouira

Nelle vicinanze di Essaouira il paesaggio inizia a cambiare, si intravede qualche cammello, il verde si intrufola tra le varie sfumature di marrone fino a che, in lontananza, avvistiamo l’oceano e finalmente l’aria diventa più fresca.

Il nostro albergo è proprio sulla via principale, fuori dalla medina ma vicino alle sue mura, e affaccia sull’oceano ma noi siamo alloggiati in un bungalow nella parte retrostante la struttura con la piscina a due passi, ma solo in un secondo tempo scopriremo quanto sia una fortuna averla a portata di mano. Dopo una veloce rinfrescata ci lanciamo a visitare la medina, ma prima passiamo dal bancomat perché molti negozietti accettano solo contanti.

Consiglio flash: Il miglior modo per risparmiare sulle commissioni di cambio è pagare con carta o bancomat. Molto importante prima di partire è verificare che la tua carta di credito/debito sia abilitata per il ritiro contanti e per i pagamenti in zona NO EUR (extra-europea).

Il vento soffia fortissimo e fa piuttosto freschino. Girando per le stradine della cittadella rimani affascinato da ogni cosa e soprattutto, per noi che li amiamo incondizionatamente, dai vari gatti che sonnecchiano un po’ qua un po’ là come se fossero i padroni della città: assolutamente vietato spostare un gatto da una sedia o uno sgabello! Verresti guardato malissssssimo.

Per la cena scegliamo un ristorantino molto carino “Le Mogadorien”, una casa del XVIII secolo riadattata a locale, in stile marocchino, con quadri di artisti contemporanei. Io provo il tajine di pollo ai limoni e olive, un piatto tipico della cucina marocchina, cotto e servito in una pentola tipica della cucina berbera, il o la tajine appunto.

Passeggiare di sera sia in centro che sulla spiaggia è una meraviglia ma fa un freddo cane e noi non abbiamo dietro le felpe!

Il fascino dell’Oceano Atlantico

Il giorno seguente il vento continua a farsi sentire e il cielo non promette niente di buono. Dopo un’abbondante colazione e il ritorno del sole, optiamo per una mattinata in spiaggia, ho proprio voglia di fare un bel bagnetto e… ok era soltanto un’idea! Il vento è fortissimo, la sabbia invade ogni parte del nostro corpo solo a tentare di sdraiarci su un telo già pieno di granelli prima ancora di poggiarlo. L’acqua è bassa, per via della bassa marea, e vi immergo i miei piedini… mi si è ghiacciato il mignolino dopo pochi secondi! Inizio ad apprezzare l’idea della piscina.

La spiaggia è immensa sia in larghezza che in lunghezza così iniziamo a passeggiare verso alcune dune di sabbia e arriviamo ad una conca dove windsurf e kitesurf veleggiano colorando il cielo. Nella parte più interna e sabbiosa restiamo ammaliati da una mandria di cammelli che si dirigono verso l’oceano e dove alcuni turisti attendono di poter fare una bella passeggiata sulle loro gobbe.

Davanti alla costa, vicino alla medina, vi è una specie di isoletta con dei resti di mura e una specie di roccaforte, è l’isola di Mogador, visitabile con una bella gita in barca.

Isola Mogador con gabbiano in volo

Passeggiando su questa lunga distesa di sabbia affacciata sull’oceano perdiamo la cognizione del tempo e dello spazio, la mente si apre e lo spirito entra in connessione con l’energia del luogo, è una bella sensazione…

Affamati dopo tutto quel camminare, per pranzo rientriamo nella medina e ci ritroviamo sul terrazzino di un piccolo ristorante che affaccia su una piazzetta circondata da negozi. Ci siamo solo noi e… i gatti, che scorrazzano sui tetti dopo aver ottenuto parte del nostro cibo.

Nel pomeriggio fa decisamente caldo e l’idea di un bagno in piscina non ci dispiace.

Particolari della medina

La sera, col vento in pompa magna, compro una sciarpa per evitare di ammalarmi. Le strade principali sono letteralmente prese d’assalto così ci infiliamo nelle stradine e, ci perdiamo. Per fortuna la medina è cinta da mura e mal che vada le giriamo tutte fino alla porta giusta, si perché gli ingressi sono tre: bab Marrakesh, bab Doukkala e bab Sebaa, la prima conduce alla città abitata esterna alla medina, piena di palazzi, a tratti fatiscenti e negozi di vario genere, la seconda è quella che porta ad un piccolo cimitero cristiano risalente all’epoca coloniale e 400 metri oltre vi è un grande cimitero ebraico, infine la terza è quella che viene utilizzata da chi arriva dalla spiaggia come noi.

Di sera la “ex zona ebraica” è un po’ inquietante, sembra abbandonata e per lo più è al buio, cosa che non mi tranquillizza per niente.

Immagine della Medina con volo di decine di gabbiani

Come divertirsi sulla spiaggia

Il mattino successivo una colonia di gatti, mamma e piccoletti al seguito, sono fuori dalla nostra portafinestra che si apre su di un terrazzino. Sicuramente non soffrono la fame ma per sicurezza gli portiamo un po’ di prosciutto dalla colazione.

Ci rimettiamo in cammino sulla spiaggia fino a raggiungere un punto di noleggio quad. Ci prepariamo per il giro e devo ammettere che l’esperienza (la mia prima volta!) è molto divertente, anche se si deve fare attenzione nell’affrontare le dune, soprattutto in discesa, perché rischiamo di cappottarci. Mentre sull’oceano veleggiano i Kitesurf e windsurf sempre più numerosi, raggiungiamo Bordj el Berod, le rovine di un antico forte che, secondo una leggenda locale, pare abbia ispirato Jimi Hendrix per una sua canzone, leggenda probabilmente infondata.

Al ritorno ci fermiamo al mercato del pesce vicino al porto e alla torre di guardia, e l’odore è davvero difficile da sopportare, ma attraversato il tutto possiamo godere di una bellissima vista sull’oceano. Tornando verso la medina, superata la torre, alcuni ristoratori fermano gli avventori per proporre un pranzo a base di pesce fresco. Ci lasciamo conquistare e ci fanno accomodare su lunghi tavoli in condivisione e ci si ritrova a chiacchierare con una famiglia franco-marocchina in un inglese approssimativo.

Non ci si stanca mai di girare per le strade, sembra un grande labirinto e hai come l’impressione di vedere, ogni volta, qualcosa di nuovo.

Dopo cena decidiamo per una tappa obbligata ad Essaouira, la Patisserie Chez Driss, presente fin dal 1928, letteralmente tappezzata da foto e quadri, veramente spettacolare. Unica pecca: il locale è strapieno e dobbiamo mangiare quelle meraviglie golose in piedi ma sono davvero buone!

Per le stradine si incontrano venditori di qualunque cosa e persino chi ti fa vivere un momento fuori dalla realtà con gli occhiali virtuali, sembrano tutti ubriachi.

I bastioni della medina

Arriva un altro giorno e questa volta lo dedichiamo alla visita dei bastioni. Skala de la Ville è il grande bastione che costeggia le scogliere settentrionali, ospita in basso il principale souk di lavoratori del legno e sulla parte alta una collezione di cannoni europei offerti al sultano Sidi Mohammed Ben Abdallah dai mercanti del XIX secolo. Sul Bastione Nord, di forma circolare, si godono delle bellissime viste panoramiche sulla medina e sul mare.

Stasera inizia un Festival musicale femminile che durerà tre giorni, le strade principali e la piazza sono gremite di gente così ci infiliamo in una delle tante stradine laterali e ceniamo a “Il Loft”, che sembra un piccolo appartamento soppalcato completamente rivestito in legno con esposti vecchi televisori col tubo catodico, radio vintage e giradischi. Il locale è molto carino e il cibo non è male, io provo dei noodle al pollo con verdure e lo trovo saporito.

Passeggiando dopo cena ci imbattiamo in un bellissimo Riad, l’Hotel Riad al Madina, che fa anche da ristorante ma, avendo già cenato, ci accompagnano al piano superiore dove troviamo un ambiente molto soft con divanetti e tavolini bassi, e ordiniamo un tè alla menta, servito nella teiera d’argento e bicchierino colorato, ed un caffè, il tutto accompagnato da tipici dolcetti marocchini.

Rimaniamo ancora un paio di giorni girovagando per le stradine, oltrepassando le mura nella parte più a nord per poter camminare tra piccole pozze d’acqua cristallina incastonate tra le rocce, ci siamo goduti lente e piacevoli passeggiate sulla spiaggia che di giorno è immensa e di notte, con l’alta marea, scompare, e abbiamo camminato sulla sabbia finissima di Plage de Safi, cercando di assorbire la bellissima energia che questo luogo meraviglioso emana, fino alla partenza per Marrakech.

Marrakech la Città Rossa del Marocco

Per tornare a Marrakech niente taxi, abbiamo preso l’autobus di Sopratours e con 160 Dh e tre ore di viaggio, compresa la sosta di 20 minuti per il pranzo, siamo giunti nella caotica Città Rossa del Marocco.

Alloggiamo fuori dal centro, al “Palm Plaza Hotel”, un albergo cinque stelle non paragonabile a quelli in Italia ma molto carino, con piscina e un’ottima cucina, in più offrono il servizio navetta per la città. (Gli alberghi li abbiamo prenotati con l’app di booking e ci siamo trovati bene)

La prima tappa è la piazza principale, definita una delle più belle del mondo, Jemaa el Fna, attorno alla quale si sviluppa la medina. Nel caldo del pomeriggio non è molto vivace ma si possono apprezzare i suonatori e i cantastorie, un po’ meno gli incantatori di serpenti (sappiate che gli vengono tolti i denti per non essere pericolosi e così, impossibilitati a mangiare condannati a morire di fame), e venditori ambulanti. Peggiore è stata la vista di scimmiette legate al guinzaglio per fare foto con in turisti, insopportabile il modo in cui vengono trattate, evitate di fare foto con gli animale per non favorire il bracconaggio e il maltrattamento.

Non mancano bar e ristoranti dove rinfrancarsi, molto belli quelli con la terrazza, mentre di sera l’intera piazza si trasforma in un ristorante all’aperto. Affamati, noi optiamo per un pranzo in un bel ristorantino, “Le Tanjia”, dove il cibo è delizioso e il personale forse un po’ troppo lezioso, ma non ci lamentiamo.

Girovaghiamo per le stradine della città e il souk a nord di Jemaa el Fna, una lunga strada coperta che ad un certo punto si biforca in due vicoli piena di negozietti uno attaccato all’altro, che incanta per i suoi colori, i suoi oggetti particolari e i suoi profumi. Compriamo qualche oggetto artigianale da portare ad amici e parenti e tra un souvenir e l’altro, una porta intarsiata ad arte o piastrellata con colori vivaci, Riad che lasciano intravedere il loro meraviglioso interno, ci perdiamo. 

Ci ritroviamo usando come riferimento il minareto della Moschea della Koutoubia, una torre alta quasi 70 metri e visibile anche a chilometri di distanza. La moschea adiacente, la più grande di Marrakech, non è visitabile per i non mussulmani ma girandovi intorno si possono vedere le rovine della precedente struttura e il suo giardino dove poter apprezzare un po’ di fresco.

Ouarzazate e il sito di Ait Benhaddou

Sveglia presto il mattino seguente per un tour che non potevamo non fare. La strada è terribile e dopo 190 chilometri e quattro ore e mezzo di viaggio raggiungiamo il sito di Ait Benhaddou. Costruita su una collina per dominare la vallata, lungo le sponde del fiume Ounila, questa bellissima Ksar si trova lungo la strada del commercio che le carovane berbere percorrevano attraverso il deserto del Sahara dal Sudan fino a Marrakech, un esempio dell’antica architettura del Marocco meridionale che nel 1987 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La vista è spettacolare ed è comprensibile che vi abbiano girato molti film come Lawrence d’Arabia di David Lean, alcune scene di Sodoma e Gomorra di Orson Welles e di Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, nonché Il gladiatore e La mummia.

La Ksar è un concetto abitativo tribale, tradizionale del Marocco presahariano, composto da un gruppo di edifici costruiti nel 1600 con materiali organici, tra cui un ricco fango rosso, e racchiuso all’interno di alte mura dove ancora oggi alcune famiglie vivono, è molto turistica, ci sono diverse botteghe artigianali e molte comitive ma non visitarla sarebbe un peccato.

Per raggiungerla dobbiamo attraversare un rigagnolo di fiume rosso saltando su dei sacchi posti sul suo letto come passatoia, ma sono un po’ distanti tra loro e sembrano piuttosto scivolosi. All’occorrenza gruppi di bambini immersi nell’acqua rossa ci aiutano, per qualche moneta, ad attraversare tenendoci per mano. Risalire le stradine strette che conducono in cima alla torretta più alta da dove si gode una vista mozzafiato non ha prezzo.

Dopo la visita pranziamo in uno dei pochi ristoranti turistici vicini al sito e subito dopo riprendiamo il cammino, destinazione Ouarzazate. Poca strada ma la cittadina non è niente di eccezionale rispetto a quello visto fino ad ora ma ha comunque un suo fascino. Gironzoliamo fra le stradine e visitiamo il museo ebraico e quello del cinema.

Relax finale

Rientriamo e dopo una doverosa ripulita ci rilassiamo sul terrazzino della nostra stanza ad ammirare il giorno che finisce e all’improvviso uno spettacolo si palesa ai nostri occhi: decine di cicogne sorvolano il cielo lasciandoci letteralmente a bocca aperta.

Ceniamo nel ristorante dell’albergo oramai quasi deserto, saranno tutti in centro, ma il cibo è buono e la quiete una meraviglia, poi ci godiamo un momento di pace bevendo un tè nel patio della piscina illuminata.

Il nostro ultimo giorno, dopo aver lasciato le valigie al deposito dell’albergo (abbiamo il volo nel pomeriggio), decidiamo di dedicarci un meritato riposo in piscina. Siamo rimasti coperti per buona parte del viaggio e tornare dal Marocco come due mozzarelle non ci sembrava bellissimo.

Il Marocco è un paese che affascina molto con i suoi bellissimi colori, le sue incredibili città, le sue immense spiagge, le sconfinate sabbie del deserto del Sahara e la sua cultura, sebbene così distante dalla nostra. Una decina di giorni sono decisamente pochi per godere di tutto questo ma è bello sapere di poter tornare perché c’è ancora tanto da visitare.

Susanna Traveller

Amante dei viaggi, avida lettrice, scribacchina per piacere, Visual Merchandiser di professione, sono sempre in movimento nel lavoro, nella vita, con la mente e per passione. Sono decisamente una multipotenziale...

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