Principio di resilienza e antifragilità
Due diversi modi di approcciarsi agli imprevisti della vita
Nella vita è inevitabile che accadano situazioni, positive o negative che sfuggono al nostro controllo, imprevisti che possono alterare il percorso del nostro cammino, noi stessi e il modo in cui ci approcciamo a questi eventi straordinari. I principi di resilienza e antifragilità sono due modi differenti in cui le persone reagiscono agli eventi, soprattutto a quelli negativi.
Che cos’è la resilienza?
La resilienza è la capacità di colui che reagisce ad un evento negativo, uno shock o un trauma resistendo, uscendone rafforzato e riorganizzandosi per continuare il proprio percorso.
Sono persone resilienti coloro che hanno la capacità di adattarsi alle avversità, che nonostante tutto riescono a fronteggiare in maniera efficace le situazioni negative ripristinando il proprio equilibrio psico-fisico al momento precedente l’evento stesso, riuscendo a portare avanti i loro progetti e ottenendo spesso degli ottimi risultati.
La resilienza viene associata all’Araba Fenice, l’uccello mitologico che risorge dalle proprie ceneri simbolo della capacità di rinascere dalle proprie avversità.
Che cos’è l’antifragilità?
Antifragilità è un termine coniato da Nassim Nicholas Taleb, nel 2012 nel suo libro “Antifragile”, per indicare la capacità di adattamento e innovazione in uno stato di incertezza, disordine e volatilità traendone benefici e vantaggi.
Le persone antifragili, in pratica, sono coloro che prosperano e migliorano quando sono esposte a queste situazioni impreviste, sono persone che amano l’avventura, il rischio e l’incertezza.
L’antifragilità è l’opposto della fragilità, concetto semplice da comprendere perché tutti sappiamo che un oggetto o un soggetto fragile va protetto dalle situazioni insostenibili e instabili.
L’antifragilità va oltre la resilienza perché si tende ad utilizzare l’esperienza negativa per migliorare sé stessi o la propria condizione effettuando dei cambiamenti nel proprio percorso.
È ciò che avviene per esempio nell’evoluzione, nella cultura, nelle idee, nelle rivoluzioni, nei sistemi politici, nell’innovazione, nella tecnologia, nella resistenza ai batteri e persino nella stessa sopravvivenza dell’essere umano su questo pianeta.
L’antifragilità viene associata all’Idra, un mostruoso serpente marino con molte teste al quale, secondo la mitologia, se una testa fosse stata recisa, ne sarebbero ricresciute altre due, ad indicare il fatto che un evento negativo, se lo si affronta nel modo giusto, può migliorare la propria condizione.
Per diventare resilienti o antifragili, o aumentare il proprio livello di resilienza o antifragilità si dovrebbe lavorare in anticipo su sé stessi, ma come?
Come si diventa resilienti?
Consapevolezza di sé: essere consapevoli di sé stessi, fisicamente, emotivamente e psicologicamente è il primo passo per comprendere quando si è al punto di rottura e ci si trova nel momento di dover chiedere aiuto.
Temporaneità: pensare alle avversità come a qualcosa di temporaneo. Le situazioni negative non durano in maniera costante nel tempo e non sono una condizione definitiva ma sono solo momenti temporanei.
Accettazione: è molto importante imparare ad accettare ciò che ci sta succedendo. È inutile tentare di riempire le proprie giornate di cose da fare, di cibo spazzatura o di qualsiasi altra distrazione che ci possa allontanare dal dolore o dalla situazione di stress in cui ci si trova. Si deve imparare a fermarsi e ascoltarsi, concentrando la propria attenzione su ciò che si vuole veramente e sul modo per raggiungerlo.
Come si diventa antifragili?
Uscire dalla propria zona di confort: mettersi costantemente alla prova a prescindere dalle conoscenze e competenze acquisite aiuta a rafforzare la nostra capacità di affrontare lo stress.
Non essere schiavi dell’eccessiva organizzazione: essere flessibili e imparare ad accettare gli eventi che il flusso della vita ci pone imparando a modificare di volta in volta le nostre tabelle di marcia.
Più agire, meno pensare: pensare troppo a qualcosa che si vuole fare nella speranza che il risultato sia perfetto finisce per rimanere un’azione incompiuta. Bisogna agire, le conoscenze e competenze si possono acquisire nel mentre dell’azione. Potremmo commettere degli errori ma, come diceva mia nonna, sbagliando si impara ed è importante non avere paura di sbagliare e non essere troppo critici con noi stessi, bisogna sempre andare avanti.
Meno invece di più: per migliorare la propria condizione fisica, psicologica o emotiva spesso è difficile sforzarsi di aggiungere degli elementi o delle abitudini positive mentre è decisamente più facile iniziare ad eliminare o diminuire quelle negative. Per esempio, invece di iniziare una dieta estrema che finiremmo per mollare presto perché insostenibile e magari anche pericolosa, è molto più facile eliminare o diminuire quegli alimenti che sappiamo farci male, come zuccheri raffinati, bibite gassate etc.
Si a piccoli rischi, no a grandi rischi: quando si agisce è inevitabile prendere dei rischi, tante piccole azioni corrispondono a tanti piccoli rischi (basso livello di stress) ed ogni piccola azione porterà alla realizzazione di qualsiasi grande progetto.
In conclusione
Che tu sia resiliente, antifragile o nessuno dei due è innegabile che si possano migliorare o acquisire le attitudini ad entrambi i principi, dipende solo da te, è una scelta personale.
La vita è un insieme di esperienze belle, brutte, complesse, difficili, fantastiche, impreviste e il modo migliore per viverla bene è riuscire a destreggiarsi al meglio senza soccombere, tenendo comunque presente che anche se è la nostra esperienza di vita nessuno di noi è completamente solo. È importante imparare a circondarsi di persone su cui poter contare e che a loro volta possano contare su di noi. Chiedere aiuto quando si è in difficoltà è una cosa intelligente non stupida, non sempre si può affrontare tutto da soli.