BORGHETTO SUL MINCIO, UNO DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA
La bellezza che unisce cielo, acqua e terra in un’oasi storica.
A meno di due ore da Milano, al confine tra Veneto e Lombardia, esiste un piccolo borgo medievale circondato dall’acqua e da una natura lussureggiante: Borghetto sul Mincio, uno dei borghi più belli d’Italia.
Un piccolo angolo di paradiso di cui non ci si può non innamorare, con i suoi giochi d’acqua e i suoi mulini, i suoi scorci storici e i suoi colori, il buon cibo e l’ottimo vino.
Situato in una posizione strategica per l’attraversamento del fiume Mincio, in molti si sono contesi il territorio nel passato, dagli Scaligeri ai Visconti, dai Gonzaga alla Repubblica di Venezia e persino da Austria e Francia. Da alcuni documenti ritrovati sembra risulti essere stato un feudo donato all’Ordine dei Templari, ceduto ai Cavalieri di Malta e in seguito ai Monaci dell’Abbazia Benedettina di San Zeno in Verona.
Il borgo è composto da poche case e qualche negozietto, bar e ristoranti ad ogni angolo ma ha un fascino incredibile.
Il Ponte Visconteo, che funge anche da diga è lungo 650 metri e largo 25. Voluto da Giangaleazzo Visconti, duca di Milano, collega il borgo alla via che porta verso il Castello Scaligero, costruzione che sovrasta l’area dall’alto della collina.
Dopo una passeggiata tra le stradine del piccolo borgo abbiamo pranzato molto bene all’Antica Locanda Mincio che affaccia proprio sul corso d’acqua.
Dal borgo siamo saliti, attraversando un bellissimo parchetto con la statua che rappresenta la Leggenda del nodo d’amore, fino al Castello Scaligero per poi ridiscendere per attraversare il Lungoponte.
La leggenda del nodo d’amore
Si narra che, alla fine del 1300, Giangaleazzo Visconti e le sue truppe si appostarono sul fiume Mincio. Durante la notte alcune ninfee che popolavano il corso d’acqua ma che una maledizione aveva trasformato in streghe iniziarono a danzare intorno ai soldati dormienti. Solo il capitano Malco era sveglio e quando queste fuggirono lui decise di seguirne una. Durante la fuga la strega perse il mantello rivelando la sua vera identità. La ninfa, di nome Silvia e il capitano Malco si innamorarono al primo sguardo. Isabella, una donna invaghita del capitano, si ingelosì a tal punto da denunciare la ninfa come strega costringendo i due amanti alla fuga verso il fiume.
Quando le guardie arrivano al greto, però, trovarono solo un fazzoletto annodato dai due amanti come sigillo del loro amore.
Da questa leggenda nacque il piatto tipico del luogo: il tortellino, chiamato appunto nodo d’amore.